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Grazie per aver scelto di leggere “Vademecum Antinatalista (An Antinatalist Handbook)”! Riteniamo di dover spiegare alcune cose a proposito della traduzione italiana. Abbiamo scelto di utilizzare un linguaggio quanto più inclusivo possibile, sostituendo le desinenze finali di alcune parole (quelle aventi accezione di genere) con “ɘ” per il singolare e “ɜ” per il plurale. Ci auguriamo ciò non vada ad intaccare la fluidità e la comprensibilità del testo, ma crediamo sia stata una scelta necessaria. Buona lettura!


 

Vorremmo ringraziare Cate e Chiddo per l'incredibile lavoro di traduzione di questo vademecum nella presente versione.

#1

Gli animali non umani procreano, perché noi non dovremmo? E' un aspetto naturale della vita.

Questa scusa si basa sul fatto che, dato che gli animali non umani (d'ora in poi: animali) procreano, lo stesso è moralmente ammissibile per gli esseri umani, animali anch'essi. In altre parole: se gli animali adottano un comportamento x, é moralmente ammissibile che tale comportamento x sia adottato anche dagli esseri umani.

Il punto debole di questa argomentazione è che gli animali adottano molti comportamenti, come ad esempio l'infanticidio e lo stupro, che la stragrande maggioranza delle persone condannerebbe. Partendo dal fatto che gli animali adottano comportamenti considerabili sia accettabili (come cooperazione e condivisione) sia inaccettabili (come quelli precedentemente menzionati) all'interno di un contesto umano, non possiamo utilizzarli come standard affidabile per giudicare la moralità del comportamento umano.

Scegliere specifici comportamenti animali, ignorandone altri che condanneremmo, e utilizzarli come giustificazione per i nostri comportamenti analoghi, costituisce un errore. Infatti, dato che possiamo distinguere i comportamenti animali accettabili da quelli non accettabili in un contesto umano, abbiamo chiaramente un altro standard di giudizio nei riguardi dei comportamenti umani. Quindi perché non usare quello standard?

Sulla questione della procreazione ritenuta atto naturale, l'argomentazione ha il medesimo punto debole. E' realmente naturale procreare, ma che qualcosa sia naturale non è sufficiente perché sia moralmente giustificabile. In natura rileviamo aspetti che potrebbero esser considerati sia positivi (ad esempio altruismo, cooperazione, compassione) sia negativi (ad esempio infanticidio, stupro, nutrirsi di un essere ancora vivo) se attuati all'interno di un contesto umano, quindi non possiamo utilizzare la motivazione che qualcosa sia naturale per provare che questo sia positivo o negativo. Questo è ciò a cui generalmente ci si riferisce come l'errore del “richiamo alla natura”.

#2

Se smettessimo di procreare, gli esseri umani finirebbero per estinguersi. Dobbiamo procreare per far sì la nostra specie possa sopravvivere!

Quando si palesa questa scusante, dovete aspettarvi che la discussione prenda un'altra direzione. La domanda su cui si basa la conversazione ora diventa: “E' etico permettere, o addirittura facilitare, l'estinzione umana?”

Ci sarebbe un interessante discorso da fare sull'eticità o meno dell'estinzione umana, prima di dedicarci al problema della sofferenza degli animali selvatici, dato che siamo l'unica specie conosciuta in grado di sviluppare la capacità di eliminare la sofferenza in natura (o almeno in grado di provarci). Detto ciò, per ora è meglio focalizzarci sull'estinzione umana. Chi si ritrova a discutere di estinzione umana per la prima volta, generalmente non è pronto a discutere a proposito delle sfumature etiche proprie della sofferenza e dell'esser senzienti come caratteristica degli animali selvatici. 

Solitamente coloro che si oppongono all'estinzione fanno propria una prospettiva collettivista ed emotiva, non razionale. Molto più spesso di quanto si creda, le loro obiezioni risultano essere qualcosa del genere: “Non possiamo permettere che la specie umana si estingua. Gli esseri umani possiedono alcune qualità per le quali devono continuare ad esistere, nonostante questo possa comportare il sacrificio individuale di alcunɜ”. Come abbiamo visto nel corso della storia, ritenere prioritari gli interessi della collettività a discapito di quelli degli individui, spesso conduce a grandi atrocità sul piano morale. Non serve una fervida immaginazione per capire ciò che questo potrebbe comportare nel caso preso in esame. Continuando la conversazione dovreste porre loro domande come: “Perché gli esseri umani devono necessariamente esistere?” e “Se l'estinzione avvenisse su base volontaria e in modo da non violare alcun diritto individuale, cosa ci sarebbe di sbagliato?”.

Questo è un argomento interessante di cui discutere, ma in fin dei conti è bene riportare la conversazione su questioni rispetto a cui la controparte risulta esser in pieno controllo: il suo stesso comportamento.

#3

Il resto della gente continuerà a procreare comunque, il fatto che io me ne astenga non farebbe alcuna differenza. Tanto vale lo faccia anch'io.

Sicuramente un'unica persona che si astiene dal procreare, non produce alcuna significativa riduzione del numero complessivo di nuovi individui portati all'esistenza. In ogni caso, la definizione di un'azione come etica o meno, non dipende dalla sua popolarità: non siamo responsabili di ciò che fanno le altre persone, siamo responsabili di ciò che facciamo noi, indipendentemente dal comportamento altrui. Ad esempio, se accettassimo questo filo logico, giustificheremmo anche l'uccisione di animali non umani a scopo alimentare: “Tanto vale io continui a pagare per l'uccisione di animali e continui a nutrirmi delle loro carcasse, tuttɜ lo fanno. Anche se smettessi, non ridurrei in alcun modo il numero di animali uccisi.”. Vedete qual è il problema?!

Questa argomentazione mira ad eliminare qualsiasi responsabilità morale per chi la sostiene, semplicemente perché c'é chi, attorno a loro, ha adottato un determinato comportamento. Dobbiamo aver chiaro in mente che se scegliamo di mescolarci al resto del mondo “normale”, non si tratta solo di noi, la nostra apatia ha un impatto sulla morale. Le nostre azioni influenzano il prossimo e,  anche se nascondessimo la testa nella sabbia per evitare di realizzare quali siano le conseguenze, non cambierebbe il danno causato alle altre persone.

Gli esseri umani dichiarano che la propria specie sia in grado di distinguere il bene dal male più di ogni altra – e che sia per questo la specie più intelligente – eppure vediamo che ancora gli esseri umani, invece di voler affrontare un problema, cercano una scusa per giustificare il proprio contributo ad esso, appellandosi al fatto che anche gli altri individui adottano un determinato comportamento. Se questo non è un fallimento morale, non so cosa sia.

#4

Se abbiamo l'apparato riproduttivo, un motivo c'è. Il nostro destino é procreare.

Il fatto che abbiamo la capacità di procreare, non significa necessariamente che lo dovremmo fare. La nostra anatomia ci fornisce la possibilità di compiere molte azioni che riterremmo moralmente aberranti. Dovremo smettere di pensare in base alla nostra capacità o meno di fare qualcosa e riflettere piuttosto se sia o meno la cosa giusta da fare.

C'é chi potrebbe dire: “Beh, l'apparato riproduttivo è un caso particolare, dato che ha un unico scopo, mentre le altre parti del corpo possono esser usate per finalità diverse tra cui possiamo scegliere. Quindi dovremmo usarlo per quell'unico scopo.”. Vale ancora lo stesso discorso: sia che un organo abbia una o multiple funzioni, non c'è motivo per cui questa venga necessariamente sfruttata. Può semplicemente restare inutilizzato.

Gran parte delle persone ammetterà che almeno in alcune circostanze non sarebbe etico procreare: nel caso in cui fosse diagnosticata al feto una malattia genetica debilitante, con la prospettiva di una vita breve e di intensa sofferenza. Questa presa di coscienza, relativa al fatto che esistano circostanze in cui ci dovremmo astenere dal procreare, dimostra che essere banalmente in grado di riprodursi non giustifica l'atto stesso della procreazione. Se dovessimo accettare l'argomentazione che la procreazione è moralmente accettata in virtù del fatto che “abbiamo l'apparato riproduttivo per un motivo”, allora tutte le nascite sarebbero giustificate, comprese quelle di individui destinati a condurre vite non degne di esser vissute (anche per gli standard natalisti).

#5

La mia religione dice che è normale procreare.

Molte persone con forti principi religiosi credono che, avendo interiorizzato tali principi, possano avere in qualche modo il diritto di controllo sul prossimo. Quest'idea è molto pericolosa, risulta essere quella su cui, gran parte di coloro che la sostengono, rifiuterà di riflettere (o potrebbe finire per usare due pesi e due misure).

Se accettiamo il fatto che possiamo fare qualcosa a un soggetto terzo perché la nostra religione lo permette, per esser coerenti dovremmo anche accettare che chiunque possa fare lo stesso a noi perché la sua religione lo permette. C'é chi, ad esempio, sostiene che dovrebbe aver il diritto di giustiziare le persone omosessuali, poiché l'omosessualità è condannata dalla religione a cui aderisce. Ma questi stessi individui accetterebbero che altri reclamassero il loro diritto a giustiziare le persone omofobe (cioè loro), poiché l'omofobia è condannata dalla fede religiosa di appartenenza? Probabilmente no. La maggior parte delle persone concorderà sul fatto che l'uso di questa scusa apparirà meno allettante, una volta compreso quanto essa risulti ambigua.

Procreando si compie un atto che coinvolge anche terzi e, come appena spiegato, i principi religiosi non forniscono una giustificazione morale valida. Inoltre, è irrilevante se l'azione compiuta coinvolgendo terzi, sarebbe o meno qualcosa su cui personalmente potreste esser d'accordo qualora accadesse a voi, poiché le altre persone potrebbero non volerlo per se stesse. A maggior ragione, se chi sostiene il natalismo crede nel concetto di “inferno”, nel procreare espone una terza persona al “fuoco nemico“. Ritenere di poter correre o meno il rischio in prima persona è irrilevante, la loro religione non giustifica che possano scegliere per altrɜ e potenzialmente sottoporlɜ ad eventuali danni.

#6

Se smettessimo di procreare, chi si prenderebbe cura dell'ultima generazione rimasta?

Questa è una scusa interessante. Nonostante non giustifichi la procreazione, mette in luce un'importante questione che va affrontata.

Come prima cosa: perché non giustifica la procreazione? Mettere al mondo un individuo semplicemente perché possa avere uno scopo, perché possa avere un'utilità, è una posizione che persino gran parte di chi aderisce alle logiche nataliste rifiuterebbe. Se seguissimo questo filo logico, avremmo una giustificazione per metter al mondo esseri viventi per un qualsiasi scopo, a patto che questo possa migliorare la vita di chi già esiste. Questo ragionamento può condurre a scenari moralmente discutibili. Sarebbe giustificabile mettere al mondo persone con lo scopo di riempire fabbriche e campi per mantenere il nostro tenore di vita? Chiunque abbia un minimo di onestà intellettuale ammetterà che questo non potrebbe esser giustificabile e, anzi, dovremmo riconoscere che la vita non è perfetta, ci si trova a dover affrontare gli ostacoli (come invecchiare) nel miglior modo possibile, ma questo non significa che dobbiamo metter al mondo ulteriori individui perché risolvano i nostri problemi. Lɜ bambinɜ non sono schiavɜ, al  mondo con lo scopo di soddisfare le necessità altrui.

Nota: Un'eccezione alla regola (quando può essere discussa è moralmente ammissibile) è quella della continuazione della specie umana al fine di risolvere il problema della sofferenza degli animali selvatici. Una differenza sostanziale tra questa situazione e quella del “prendersi cura delle persone anziane”, è che la soluzione proposta non è essa stessa la radice del problema – mentre riprodurci per supportare altri esseri umani, lo è.

Ora veniamo alla questione di prendersi cura delle persone anziane intese come parte di quella che sarebbe l'ultima generazione rimasta. Onestamente, per quel che ne sappiamo ad ora, non esiste una soluzione perfetta. Si può ragionevolmente pensare che, mentre chiudiamo settori industriali finalizzati al supporto di nuove nascite, ci si sposterà sui settori che soddisfano (o ricercano modi in cui supportare) le persone che ne escono. Queste sono delle difficoltà che dovremo affrontare, dovremo organizzare la società in modo che possa badare a sé stessa il più possibile, anche se si ridimensionasse. Forse non saremo in grado di trovare una soluzione perfetta.

#7

C'è così tanta sofferenza al mondo... il fatto che io procrei non avrà un reale impatto, guardando le cose nel loro complesso.

Chi usa questa scusa sostiene che, data la massiccia presenza di sofferenza al mondo, il suo contributo ad essa risulta esser insignificante e non giustificherebbe il proprio “sacrificio” in termini di rinuncia al piacere e alla realizzazione: la sofferenza che causerebbe, sarebbe soltanto una goccia nell'oceano.

Tuttavia, ciò che questa argomentazione giustifica, probabilmente a livello inconscio per chi la utilizza, è che ipoteticamente qualsiasi atto immorale individuale possa esser commesso in quanto sia considerabile solo come una “goccia nell'oceano”. Ad esempio, questo ragionamento può esser usato come giustificazione nel caso incendiassero senza motivo un'abitazione, semplicemente per il gusto di farlo. La sofferenza provata da chi ci viveva, provocata da quell'abitazione data alle fiamme, risulterebbe infatti essere solo una goccia nell'oceano se paragonata alla sofferenza globale, ma ciò non giustificherebbe quest'azione individuale. Questo discorso essenzialmente mira a sollevare chiunque dalla responsabilità personale di dover ragionevolmente evitare di danneggiare chi ci sta attorno.

Ciò che dovremmo prendere in considerazione è anche che l'atto di una singola persona, nel caso in cui figliasse (ma non limitatamente ad esso), potrebbe infine produrre dolore e ingiustizia infiniti. Se prendiamo come esempio il fatto di riprodursi anche una volta sola, in realtà non lo si sta facendo “solo una volta”, ma si sta aprendo potenzialmente la porta a centinaia (o forse più) di nuove generazioni; non è un aspetto trascurabile.

#8

Miə figliə potrebbe scoprire la cura per il cancro o realizzare altre grandi imprese.

Ci sono diversi modi per affrontare questa scusa:

  • Questo individuo verrebbe messo al mondo per venir a capo di questioni che sono esse stesse un prodotto del fatto di esistere. Forzare un soggetto all'esistenza per risolvere problemi causati da chi già esiste, potrebbe esser paragonato al portare legna secca all'interno di una casa in fiamme. L'individuo in questione avrebbe più possibilità di ammalarsi di cancro che trovar una cura ad esso. Anziché far nascere altre persone in un mondo pieno di questi problemi, perché non concentrarci nello stimolare il potenziale di chi già esiste? Stiamo fondamentalmente cercando di fare il possibile per ridurre al minimo i danni in cui chi nasce potrebbe imbattersi, mentre siamo proprio noi che in primo luogo poniamo le condizioni perché possano correre dei rischi. Perché semplicemente non evitiamo di metter altre persone nella condizione di esser danneggiate?

  • Tuə figliə potrebbe trovare la cura per il cancro – nonostante le possibilità siano estremamente basse –, ma potrebbe anche finire per essere omicida seriale o realizzare attacchi terroristici. Chi decide di riprodursi non pensa mai a queste eventualità. Quando viene usata questa scusa, solitamente è accompagnata da: “Beh, potrebbe trovare una cura per il cancro e se così non fosse, poco importa”. Ma non funziona così: potrebbe fare cose buone come cose atroci, non si tratta di: “Potrebbe curare il cancro oppure no”, ma di: “Potrebbe curare il cancro o dirottare un aereo facendolo schiantare contro un palazzo o diventare un genio della truffa, (eccetera)”. Questa risposta si basa sull'eliminazione di quella visione rosea e naif attraverso cui moltɜ vedono le loro potenziali azioni.

  • Poniamo il caso che la persona in questione possa provvedere ad attuare le condizioni per cui la propria prole possa esser in grado di curare il cancro. Perché non adottare? Ci sono milioni di giovani al mondo che non realizzano il proprio potenziale a causa della mancanza di possibilità o risorse. Anziché continuare a mettere gente al mondo, sarebbe bene adottare chi già esiste.

#9

Ho bisogno di una famiglia che mi stia accanto nella vecchiaia, altrimenti la vivrò in solitudine e sofferente per la mancanza di aiuto.

Le persone che avanzano questa scusa, meritano la nostra empatia. Non abbiamo chiesto di venire al mondo e non abbiamo scelto di sostenere il peso della vecchiaia e della solitudine che spesso l'accompagna. In ogni caso questa non é una ragione valida per mettere al mondo qualcunɘ.

Perché non giustifica la procreazione? Mettere al mondo una persona per il semplice motivo che serva a uno scopo, perché possa esser utile a qualcosa o qualcunɘ, é una ragione che perfino chi é natalista non riterrebbe valida. Se seguissimo questo filo logico, esisterebbe una giustificazione a metter al mondo esseri viventi per altre finalità, fintanto che possano servire a migliorare la vita di chi già esiste. Sarebbe quindi giustificabile mettere al mondo altri individui con lo scopo di riempire le fabbriche e i campi per rendere più agiato il nostro stile di vita? Le persone più oneste riconosceranno che questa non può essere una giustificazione valida. Lɜ bambinɜ non sono schiavɜ  con il compito di provvedere a chi é al mondo da prima di loro.

Invece dovremmo riconoscere che la vita é imperfetta e dovremmo concentrarci sul trovare altre soluzioni a questo bisogno, soluzioni che non prevedano sfruttamento:

  • Costruisci una comunità con chi ha la tua stessa età, in modo da condividere con loro l'anzianità.

  • Trova un'istituzione già in essere che possa fornire supporto e cure alle persone anziane.

  • Adotta un animale non umano per far fronte a una sua situazione precaria e ai tuoi bisogni, otterrai in cambio una compagnia in grado di fornire supporto emotivo.

  • Adotta un umano per far fronte a una sua situazione precaria e ai tuoi bisogni. In futuro potrebbe ricambiare e dimostrare interesse nel soddisfare le tue necessità.

#10

Avere unɘ figliɘ é il mio unico desiderio, altrimenti la mia vita non avrebbe senso.

È comprensibile. Gli esseri umani, come tutti gli altri esseri senzienti, hanno un'innato desiderio di procreare. Molte persone basano le loro vite sulla necessità biologica di riprodursi e le vivono appieno solo come parte di una famiglia (biologica). Ciò ovviamente non cambia l'etica della procreazione.

Probabilmente é bene riconoscere in primo luogo che non é molto sano riporre in mani altrui il potere di dar senso alla propria vita, sia che si tratti di soggetti esistenti o meno. Su questo punto sarebbe meglio esser autosufficienti (non dipendere dalle azioni altrui). In ogni caso, anche se si riversa all'esterno gli scopi della propria esistenza, non può essere ritenuto legittimo attuare comportamenti con questa finalità che coinvolgano altre persone. Ad esempio (piuttosto estremo) l'omicida seriale basa il senso della propria vita sull'uccisione delle proprie vittime, ma chi mai riterrebbe valida questa scusa per giustificare le sue azioni?

Detto ciò, chi utilizza questa scusa può trovare delle alternative, senza dover rinunciare ad esser genitorɘ . Una di queste, ovviamente, é l'adozione. Ci sono milioni di “senza famiglia”, adottarne e crescerne può costituire per lo più la medesima fonte di significato attribuita ai legami frutto di riproduzione biologica. È doveroso sottolineare che l'adozione é una pratica che dovrebbe nascere dall'interesse rispetto alle necessità della persona adottata, non dal desiderio di realizzazione e soddisfacimento dell'adottante. Un'altra opzione é trovare una forte comunità o una causa che appassioni. Fare parte di una comunità o trovare una causa esterna a sé da sostenere, può aiutare a diminuire o anche a eliminare la volontà di procreare, dato che la soddisfazione e il significato desiderato dalle interazioni e dalle relazioni, lo si troverebbe all'interno di una comunità o nel raggiungimento dei traguardi per la causa che si é ritenuta importante e che si é scelto di supportare.

#11

Posso garantire alla mia prole una bella vita, con un grado di sofferenza relativamente basso, quindi sarebbe ammissibile io procreassi.

Immaginiamo che chi avanza questa motivazione viva in un'area benestante, al riparo dalla sofferenza sperimentata dalla maggior parte delle persone (senza contare gli animali non umani). Anche se qualcuno procreasse in un ambiente agiato, non ci sono garanzie che comunque, nel mondo in cui viviamo, quella vita valga la pena di esser vissuta. Allo stato attuale delle cose, c'é sempre il rischio che venga data una vita che non valga la pena vivere. Che dire delle persone nate con una forte depressione? Di quelle nate con una malattia cronica – o che la contraggono nei primi anni di vita – che causa loro grandi sofferenze? La ricchezza può ridurre alcuni rischi, ma non può eliminarli tutti. Non importa quanto basse siano le possibilità che questi rischi si verifichino, se c'é anche solo una possibilità che una vita possa non valer la pena di esser vissuta e non é necessario metterla al mondo, allora non é lecito prendersi la responsabilità di quel rischio, soprattutto quando non c'é nulla da guadagnarci (lɜ neonatɜ non traggono alcun beneficio dal venire al mondo, dato che non hanno alcun interesse nell'esistere).

La vita é semplicemente una serie di necessità – che in gran parte non riusciamo a soddisfare poiché non c'é preparazione – a cui far fronte per tener a bada la malattia. È del tutto illogico creare bisogni che non hanno bisogno di esistere, soprattutto quando possiamo soddisfare quei bisogni solo in modo inefficace.

Questa scusa include anche una considerazione a proposito delle azioni compiute da un individuo i cui effetti ricadono sul benessere altrui. Questo mondo é pieno di persone che stuprano, uccidono, compiono atti terroristici e così via. Obbligare ad esistere é come lanciare i dadi in sua vece e sperare ingenuamente che vada tuto bene. Inoltre chi nasce potrebbe anche risultare esser motivo dell'altrui sofferenza; come si può aver la certezza non possano organizzare sparatorie nella scuole o diventare stupratori seriali?

#12

Prima o poi troveremo il modo di eliminare la sofferenza dall'esistenza. Allora non sarà più un problema, vero?

Certamente un giorno gli esseri umani inventeranno un modo per eliminare la sofferenza dall'esistenza, ma non é una ragione valida per riprodursi.

Primo, perché non possiamo sapere se saremo mai capaci di eliminare la sofferenza dall'esistenza o se questo sia addirittura possibile; ma, per poter discutere di questa scusa, immaginiamo lo sia. Perché dovremmo impiegare così tanta energia (che un'impresa del genere richiederebbe quasi certamente) per eliminare la sofferenza di futurɜ  natɜ  che al momento neanche esistono? La loro sofferenza esisterebbe solo se loro per primɜ  esistessero. Pare assurdo far nascere nuovi individui - mettendoli in condizioni di pericolo -, cercare di limitare i rischi che correranno, mentre avremmo potuto non metterli in condizioni di pericolo fin dall'inizio. Sembra più logico (ed etico) non metter al mondo nuove vite e usare le energie che avremmo impiegato nel ridurre la loro sofferenza, per ridurre quella di chi già esiste.

Immaginiamo di poter eliminare la sofferenza in futuro e che sia un obiettivo da considerare, stiamo completamente dimenticando che ci sarebbero intere generazioni da oggi fino all'ottenimento di quel risultato. Queste generazioni, formate presumibilmente da miliardi di individui, verrebbero al mondo per permetterci di arrivare a questo punto e verrebbero poste in condizioni di pericolo. È stato giusto costringere le persone a nascere nell'Inghilterra medioevale, così da permetter a noi oggi di godere di una vita tra smartphone e TV? Chi siamo noi per decidere di metter a rischio altrɜ  con lo scopo di eliminare la sofferenza per generazioni che neanche esistono (essendo la loro esistenza condizione principale e necessaria che procurerebbe loro sofferenza). Stiamo mettendo in pericolo degli esseri senzienti allo scopo di risolvere un problema che nemmeno necessita di esistere.

#13

Abbiamo sempre procreato. È normale e lo é sempre stato.

Abbiamo certamente sempre procreato, ma il semplice fatto che abbiamo da sempre fatto qualcosa significa che sia giusto continuare a farlo? Solo perché lo abbiamo sempre fatto, non significa sia etico farlo o continuare a farlo. Ad esempio, da sempre si é ucciso per questioni triviali, ma la maggior parte delle persone non userebbe la scusante che “lo abbiamo sempre fatto” per giustificare l'omicidio al giorno d'oggi.

Sulla questione della procreazione come normalità: lo é. Nonostante ciò, solo perché qualcosa all'interno della nostra società rientra nella norma (e il mancato adeguamento a tale supposta norma, potrebbe dar luogo a uno stigma sociale), non significa che sia moralmente valida. Assumere i medesimi comportamenti rispetto a chiunque, incuranti se siano giusti o sbagliati, é conformismo, non ha carattere morale. Come disse Booker T. Washington:

“Una bugia non diventa verità, e il male non diventa il bene
solamente perché accettato dalla maggioranza”

Ad esempio, la schiavitù umana esiste ancora al giorno d'oggi e non é considerata un'azione amorale; é rifiutata dalla stra grande maggioranza delle persone perché giudicata immorale su basi etiche. Nonostante ciò, in passato era la norma in ogni società, solitamente su larga scala. Azioni che generalmente condanniamo come immorali, una volta erano normali. È nostro dovere oggi identificare le immoralità normalizzate e rifiutarle.

#14

Faccio già la mia parte limitandomi ad avere unɘ figliɘ. È meglio che averne tre o quattro.

Non é una questione di quantità; chiunque può esser in grado di non farne affatto. Certo, avere unɘ figliɘ non é altrettanto poco etico rispetto ad averne due, sette o dieci, ma rimane il fatto che si dà vita a quell'unicɘ bambinɘ. Il carattere morale che assume la procreazione non dipende dal numero di vite che una persona potrebbe metter al mondo. Sia che si tratti di una o quindici, il problema etico é il medesimo.

Analogamente, sarebbe etico che una persona assalisse unɘ bambinɘ per futili motivi, se si giustificasse con: “non ne ho assalitɘ mica quindici, di bambinɘ!”? No, certamente no; non importa quante cattive azioni si compiano, ognuna di esse ha la propria importanza e si dovrebbe giudicare chi le compie di conseguenza. Questa scusa é ridicola ed é proposta nella speranza di poter raggiungere un compromesso (tra loro e non si sa chi); non funziona.

Dovremmo anche riconoscere che metter al mondo un'unica vita, non é mai veramente “soltanto una”. Rende possibile l'esistenza di una stirpe formata da centinaia di generazioni, la quale potenzialmente risulterebbe in migliaia di individui messi al mondo, ai quali viene imposta l'esistenza.

#15

Non riprodursi è una scelta egoista. Immagino tu sia felice di essere al mondo, perché privare una persona di questa possibilità?

L'idea che la mancata procreazione sia un atto egoista, é semplicemente ridicola. Il fatto di non procreare, non può di fatto “privare della vita” perché l'individuo in questione non esiste. Non é in qualche strana dimensione ad osservare il pianeta Terra, desiderando di esser in vita: semplicemente non esiste; se non esiste, come può esser privato dell'esistenza? All'interno di questo ragionamento, non esiste nessunɘ da privare di nulla.

È la procreazione ad esser un atto egoista. La gente non si riproduce per il bene di chi nasce – l'individuo che non esiste, non trae alcun beneficio dall'esser messo al mondo -, lo fa per soddisfare un proprio desiderio, mettendo potenzialmente in pericolo terze persone nel mentre. Sicuramente questo é un atto egoista, sentirsi in diritto di creare da zero un essere vivente che avrà bisogni da soddisfare e pericoli da evitare, ora che é stato messo al mondo con lo scopo di soddisfare i desideri e le necessità di genitori e genitrici. Portiamo questo ragionamento alla sua conclusione logica. Se davvero la mancata procreazione fosse un atto immorale, poiché in grado di privare della possibilità di esistere, allora avremmo il dovere di riprodurci quante più volte possibile (o almeno tante quante le nostre risorse potrebbero permetterci di avere)?

Il fatto che io o tu possiamo esser felici di esser in vita, può esser semplicemente la combinazione di un istinto biologico che ci spinge a continuare ad esistere (quindi a procreare, in termini evolutivi) e della fortunata situazione in cui ci troviamo per poterlo dire, all'interno della quale possiamo vivere una vita dignitosa (relativamente parlando).

#16

Hai solamente una visione negativa del mondo, devi guardare il lato positivo della vita.

Sia che vi sia intenzionalità o meno, questa scusa serve a schivare discussioni sulla non-procreazione, concentrandosi invece su un preconcetto che, come individuo, potresti avere (una specie di fallacia genetica). Ogni discussione andrebbe valutata singolarmente, indipendentemente dai pregiudizi che può dimostrare di avere chi la pone in essere; se tali pregiudizi porteranno ad argomentare in modo errato, affrontare il discorso in modo diretto li metterà in evidenza.

Ignorare il fatto che la procreazione significhi letteralmente che qualcunɘ imponga la propria visione del mondo su altre persone (e se, ad esempio, lɜ nasciturɜ non avessero la stessa visione ottimista della realtà rispetto al loro genitore o genitrice?), ci permette di affrontare in modo diretto questa scusa. Per quanto concerne “guardare il lato positivo della vita”, si insinuerebbe che chi abbraccia la filosofia antinatalista non terrebbe conto delle esperienze piacevoli (o delle cose “buone”) che la vita offre e, se invece lo facesse, la vita non sembrerebbe poi un'esperienza così negativa. Questa scusante davvero perde di vista il nocciolo del problema. Sì, possiamo avere esperienze di vita sia belle sia brutte, ma il punto é che chi usa questa scusa non ha il diritto di lanciare i dadi per conto terzi, specialmente quando non ci si guadagna nulla correndo questo rischio (non vi é, ad esempio, chi trae alcun beneficio dall'esser messɘ al mondo); non ci si può arrogare il diritto di creare nuovi individui, semplicemente perché lo si desidera.

#17

Se la vita fa così schifo, perché non ti suicidi?

La differenza sostanziale che questa scusa non considera, é quella che esiste tra prevenire un esistenza e farne cessare una. Se, per qualsiasi ragione, si nasce, cambiano le carte in tavola: ora si hanno interessi, preferenze e si fanno esperienze. Per chiunque già esista, dovremmo cercare di incrementare il potenziale benessere e diminuire i rischi di incorrere nella sofferenza. Sicuramente non saremo in grado di farlo in modo perfetto, ma dovremmo cercare di rendere il tempo trascorso da chiunque su questo pianeta esente dal dolore, per quanto possibile. Ciò significa che se qualcunɘ desiderasse morire, nel caso in cui la sua vita fosse giunta a un punto in cui fosse intollerabile e ritenesse sarebbe meglio pacificamente cessare di esistere, sarebbe una scelta sua e sua soltanto.

Ci sono certamente molte ragioni pratiche per cui anche chi fa propri i principi antinatalisti potrebbe desiderare di rimanere in vita: per diffondere la consapevolezza dell'etica anti-procreativa e per promuovere il riconoscimento dei diritti morali agli animali non umani, giusto per fare due esempi.

Cambiando discorso, questa scusa finisce in verità per provare quanto sia immorale la realtà della procreazione. Ecco un'analogia per spiegare questo punto:

“Immaginati camminare verso casa una sera e delle persone ti spingessero sui sedili posteriori della loro auto, partissero a gran velocità imboccando l'autostrada. Immagina le supplicassi, in preda al terrore e alla sofferenza, e chiedessi loro: “Perché lo fate? Perché mi rapite? Come potete fare una cosa del genere?”, e loro rispondessero semplicemente: “Non ti piace? Abbiamo lasciato la portiera senza sicura, se non ti piace puoi saltare fuori dall'auto in corsa. Ma non darci la colpa per questa situazione, non ti stiamo obbligando a rimanerci – quella é la porta, se quello che ti stiamo facendo é così terribile, salta pure giù.”.

#18

Non provare a impormi le tue convinzioni, procreare o meno é una mia scelta personale.

Questa scusa é interessante. Proprio come può essere tecnicamente una scelta personale se andare o meno al parco più vicino e aggredire unɘ bambinɘ oppure se uccidere o meno un animale non umano a scopo alimentare, é tecnicamente una loro scelta personale procreare o meno. Ma non é questo il punto. Il punto é se sia eticamente accettabile farlo, la domanda é se dovremmo farlo o meno.

È probabile che chi usa questa scusa, utilizzi il termine “scelta personale” al di fuori del contesto morale a cui appartiene – come si trattasse di scegliere quale sia la tua canzone preferita o quale poesia leggere -, qualcosa che nessuno ha diritto di commentare. Ma non é questo il caso: la scelta in questione ha un impatto diretto su altri individui. È un azzardo che ha conseguenze sul benessere altrui e fa parte proprio del campo della morale. Non é sufficiente dire: “È una scelta personale”, pensando di poter fare quel che ci pare. Abbiamo la capacità di creare nuovi individui ed é nostra responsabilità evitarlo.

#19

Lɜ bambinɜ dovrebbero esser gratɜ di esistere.

In presenza questa affermazione, sarebbe opportuno porre alcune domande chiarificatrici: “Quali bambinɜ? Le vittime di sfruttamento di prostituzione minorile? Le vittime degli attentati terroristici? Quellɜ investitɜ da un'auto in tenera età e che per questo soffriranno conseguenze irreversibili? Hi nasce con la depressione?”. Ogni volta che mettiamo al mondo un nuovo individuo, lo mettiamo in prima linea, a rischio di tutti questi pericoli. Certo, non tutti i colpi vanno a segno e potremmo esser in grado di ridurre sensibilmente malattie e orrori, ma, a prescindere da ciò, non é nostro compito metterlo nella condizione di poter soffrire. Anche se le probabilità che possano nascere con terribili malattie degenerative fossero minime, perché dovresti correre quel rischio quando é pieno di bambinɜ che già esistono e necessitano di adozione?

Mettiamo in gioco il loro benessere per un'unica cosa: soddisfare il nostro desiderio biologico di riproduzione e questo non é qualcosa per cui esser riconoscenti. Nel caso, dovremmo esserlo noi che lɜ nostreɜ bambinɜ non ci chiamino maggiormente a render conto di questa nostra azione.

#20

Dovresti impiegare il tuo tempo aiutando le persone che già esistono, non con tutte queste stranezze su persone che neanche esistono.

Ci sono cause totalmente valide da perseguire – e che andrebbero perseguite - nell'ottica di migliorare la vita di chi già esiste, ma non dovremmo ignorare l'emergenza sul piano morale costituita dal continuo metter al mondo ulteriori individui. Possiamo occuparci di entrambe le cose. Occupati di qualsiasi questione esistente tu voglia, solo non riprodurti e non incoraggiare altre persone a farlo.

Se ci pensi, avrai più tempo da dedicare ai problemi su cui sceglierai di lavorare, nel caso scegliessi di non procreare. Inoltre, la mancata procreazione ridurrebbe il numero di animali umani e non umani che potenzialmente vivrebbero tra disastri e problemi di salute come carestia, siccità, malattia, eccetera.

Va anche detto che, riducendo il numero di persone messe al mondo, nel corso del tempo, si renderebbero disponibili risorse per coloro che già esistono. Ridurre le nascite corrisponde a una diminuzione della concorrenza per accaparrarsi le risorse; quindi, coloro che già esistono, che noi stiamo cercando di aiutare, avranno più risorse a disposizione – e anche noi ne avremmo ulteriori per poter esser loro d'aiuto –, risorse che invece sarebbero state usate per provvedere ai nuovi individui nati.

#21

Non staremmo facendo questa conversazione se tu non fossi natɘ.

Che osservazione arguta! Effettivamente, la persona con cui stanno parlando, non sarebbe esistita se coloro che l'hanno generata, non l'avessero messa al mondo. Comunque, il fatto che l'abbiano messa al mondo – e come risultato di ciò sta ora discutendo con chi che sia, che avanza questa scusa – non ha alcun peso sulla valutazione dell'eticità o meno della loro scelta. È un dato di fatto che viviamo in una società in cui il natalismo é la norma e vi si aderisca senza formulare alcun pensiero critico a riguardo. Dal punto di vista evoluzionistico abbiamo una predisposizione a desiderare di riprodurci, non é colpa di un dato individuo se il suo genitore e genitrice hanno aderito alla norma riproduttiva senza metterla in discussione.

È anche vero che, ora che la persona a cui viene sottoposta questa scusa esiste, é bene intrattenere quante più conversazioni possibili a proposito dell'etica anti-procreativa (o prender parte ad altre forme di attivismo anti-procreativo), nel tentativo di convincere la gente a non riprodursi. In pratica é cercare di fare di necessità virtù, di sfruttare al meglio la situazione, per quanto negativa possa essere. La conversazione che avrete con chi avanza questa scusa, é una di queste.

#22

Il dolore é soggettivo. Ciò che per te é sofferenza, potrebbe non esserlo per tuɘ figliɘ.

Questa scusa pare essere l'ultima spiaggia nel tentativo di giustificare la procreazione – é la “anche le piante soffrono!” dell'ambiente natalista – attraverso un'affermazione priva di alcuna base. Ciò che cerca di affermare é che, nonostante ogni animale umano - e anche ogni altro animale – abbia lo stesso sistema nervoso e percepisca il dolore attraverso il medesimo procedimento (se non, forse, tranne rare anomalie genetiche), la loro prole é in qualche maniera destinata ad avvertire il dolore in un nuovo modo, significativamente diverso dal nostro, il che renderebbe irrazionale per noi prendere come riferimento la nostra esperienza, le nostre ricerche e conoscenze. Sia che la suddetta prole percepisca il “dolore” attraverso una modalità diversa rispetto a quella attuata dal suo sistema nervoso sia che quest'ultimo prenda sembianze anatomiche differenti.

La questione é che non abbiamo validi motivi per pensare che loro figliɘ, o quellɘ di chiunque altrɘ, possa percepire il dolore in modo differente. Non abbiamo motivo di pensare che possa nascere con un sistema nervoso significativamente diverso o con nuove caratteristiche anatomiche, che possano generare forme di dolore differenti o cambiare il modo in cui lo percepisca. L'immensa quantità di prove ci dimostra che nascerebbero come chiunque altrɘ, col nostro medesimo sistema nervoso e percepirebbero il dolore alla nostra stessa maniera. Certamente, possiamo temperamenti emotivi diversi e abbiamo gusti differenti, ma condividiamo le basi: se mi tagliassi la mano... lo sentirei e farebbe male.

#23

Chi ti credi di essere per dirmi cosa fare?

Questo é un non-punto che la gente – inconsciamente o meno – usa per rifiutare di farsi carico delle proprie responsabilità personali relative a un determinato problema morale. Lo fanno per evitare di dover render conto delle proprie azioni o posizioni e per evitare di giustificarle. Un omicida o chi abusa di bambinɜ potrebbe analogamente dire: “Chi ti credi di essere per dirmi cosa fare?”.  Come disse Michael Shermer:

“Non é più accettabile che si affermino i propri principi; bisogna fornire motivazioni, e queste motivazioni farebbero bene a basarsi su un'argomentazione razionale e prove empiriche, altrimenti sono destinate ad esser ignorate o rigettate.”

Dobbiamo riportare velocemente la conversazione al succo del discorso, così da esporre chi propone  questa scusa a ulteriori confutazioni e all'etica generale anti-procreativa. Se la discussione é recuperabile, questa deviazione può esser attuata così:

“Mi dispiace sia parso ti stessi dicendo cosa fare, non é così. Non ne avrei motivo. Sto solo cercando di presentarti un punto di vista su questo argomento che potresti non aver mai considerato prima d'ora. Sono consapevole possa risultare destabilizzante, gran parte delle persone a cui ne ho parlato l'hanno trovata un'idea totalmente estranea, ma dopo averla presa in considerazione, passato del tempo, hanno iniziato a pensare fosse sensata. Qual é l'aspetto dell'antinatalismo che al momento ti blocca maggiormente?”.

A questo punto la sua attenzione sarà rivolta ad altro e potrete continuare la conversazione.

#24

Ti reincarnerai. Quindi se individualmente scegli di non procreare, non cambia nulla.

Quindi, per poter proseguire con la discussione, assumiamo per ipotesi che la reincarnazione sia realmente possibile. Se la reincarnazione fosse possibile, perché tanta indifferenza nel vedere degli individui tornare ad esistere continuamente? Sappiamo – e di questo non si discute – che ogniqualvolta un individuo viene messo al mondo, si sfida la sorte per quanto riguarda il suo benessere. Non l'ha scelto, é stato forzatamente messo in questa situazione e potrebbe finir per vivere una  vita breve e permeata da indicibile sofferenza. Per questo, anche se credessimo alla reincarnazione, non dovremmo voler ridurre , per quanto ci fosse possibile, il numero di recipienti senzienti e in carne e ossa, attraverso cui gli individui possono esser riportati costantemente ad esistere, all'interno di quel grande tritacarne chiamato vita? Così facendo si reincarnerebbero in meno e meno persone correrebbero il rischio di essere abusate nella loro infanzia, di soffrire in questa società a causa di serie disabilità o di morire giovani a causa della fame.

Tupac Shakur disse:

“La mia unica paura rispetto alla morte, é di reincarnarmi”

Ora, Tupac potrebbe averlo dichiarato essendo o meno antinatalista, ma questa citazione coglie il punto. Chi mai vorrebbe che si tornasse continuamente ad esistere, venendo ogni volta condotto in prima linea al fronte? Dovremmo evitare che questo accada e quindi ridurre il numero di colpi che potrebbero andar a segno.

#25

È un'idea pericolosa! Dovresti fare molta attenzione a parlarne.

La prima cosa di cui dobbiamo esser consapevoli é che, di per sé, la filosofia antinatalista non é pericolosa. Al contrario, ciò che é pericoloso é la vita e metter al mondo ulteriori esseri senzienti. I soggetti che non esistono sono in pericolo? No, appunto perché non sono messi a rischio di pericoli dall'esistenza stessa. Metter al mondo ulteriori individui – avendo la mente offuscata da preconcetti ottimisti – é ciò che alimenta molti dei pericoli esistenti (ad esempio guerre, malattie, violenze, eccetera). Se non esistessero individui da metter nella condizione di subire un pericolo, il pericolo stesso cesserebbe di esistere.

Detto ciò, dobbiamo ormai sapere che l'essere umano é capace di contorcere e manipolare una filosofia per giustificare le peggiori nefandezze: questo può sicuramente accadere anche con l'antinatalismo, che non verrebbe comunque delegittimato da ciò. La storia ci insegna che, sia in buona sia in cattiva fede, le persone possono esser causa di sofferenza, nonostante agiscano sotto la guida di valori e filosofie che non riguardino e non promuovano repressione e violenza. Prendiamo ad esempio il principio di equità. Gran parte di noi utilizza questo principio per affermare che chiunque, senza differenziazioni arbitrarie su base di sesso, etnia, nazionalità, eccetera, dovrebbe godere di pari diritti e opportunità di fronte alla legge. Lo stesso principio può esser distorto da formazioni politiche totalitarie, nel tentativo di garantire un'uguaglianza sulla base dell'appartenenza a un determinato gruppo (ad esempio per sesso, etnia, nazionalità, eccetera), cosa che ha condotto in passato a regimi estremamente repressivi.

#26

E che mi dici dell'arte e di tutte le cose belle che abbiamo creato? Andrebbero tutte perse!

Gli esseri umani hanno creato gloriose strutture, opere d'arte, musica e letteratura che sono senz'altro magnifiche, ma la bellezza é negli occhi di chi guarda. Non esiste una bellezza innata come qualità di qualcosa, dipende dalla percezione che noi abbiamo di quest'ultima. Traiamo piacere da determinati suoni, gusti, emozioni e visioni e di questo dovremmo circondarci fintanto che siamo in vita. Ma dopo la morte, non avremo alcun desiderio di queste cose, come non lo avevamo prima di nascere. Perciò sì, se la specie umana si estinguesse, non ci sarebbe più chi é in grado di apprezzare queste grandi opere, ma non sarebbe una perdita. Abbiamo ampiamente occasione di goderne mentre siamo in vita e quando nessun essere umano esisterà... nessun essere umano potrà comunque esserne privato.

Dobbiamo ricordare che non esiste una dimensione in cui lɜ non-natɜ attendono di venire al mondo, patendo ogni istante di attesa in cui non possono godere di queste magnifiche creazioni. C'é semplicemente la non-esistenza.

Pensiamo anche a tutto il male che abbiamo creato. Ogni camera a gas, ogni bomba, ogni munizione, ogni coltello, ogni imbarcazione per il trasporto di persone ridotte in schiavitù, anche tutto questo é esistito grazie agli esseri umani. Sarebbe più importante queste cose non esistessero, piuttosto che esistessero le opere d'arte.

#27

C'é qualcosa che non va in te. Provi solo invidia perché non riesci a trovare una persona con cui figliare.

Chi utilizza questa scusa, che é più ad hominem, é probabile abbia difficoltà a relazionarsi con l'etica anti-riproduttiva o perlomeno ne abbia a formulare una replica ad essa.

La verità è che chi appoggia l'antinatalismo é come chiunque altrɘ: ha una variabilità di competenze e preferenze in termini di frequentazioni, relazioni e interazioni sessuali; c'é chi é natalista incel (qualcuno che è involontariamente celibe), c'é chi é antinatalista e intrattiene diverse relazioni. Quest'argomentazione ad hominem viene spesso utilizzata, probabilmente inconsciamente, per cercare di spostare l'attenzione dalla questione morale a una presunta inadeguatezza della controparte. È un tentativo di delegittimare e ridicolizzare una persona, anziché affrontarla intellettualmente e confutare le sue affermazioni. È una risposta prevedibile e ricorda la citazione di Arthur Schopenhauer:

“Tutte le verità passano attraverso tre stadi. Primo: vengono ridicolizzate. Secondo: vengono violentemente contrastate. Terzo:vengono accettate dandole come evidenti.”

Nonostante sia una citazione interessante che contestualizza la scusa in oggetto, non é molto d'aiuto all'interno della discussione, quindi torniamo a noi. Questa scusa é un inutile attacco ad hominem, non vale la pena di esser presa troppo sul serio. Non la si deve pendere come fosse un insulto. Per mantenere la discussione produttiva, forse la miglior cosa é usare un po' di autoironia (o ironizzare sulla persona con cui state dialogando, nel caso ci sia tra voi un rapporto che lo permetta), riderci su e passar oltre.

#28

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Lɜ bambinɜ sono adorabili! Non trovi?

È vero, l'evoluzione umana ci porta a trovare i piccoli della nostra specie (o gran parte di essi) adorabili, questo ci porta a dar loro le nostre attenzioni e ad avere un atteggiamento protettivo nei loro riguardi. Ciò non significa siano dei miseri giocattolini che possiamo mettere al mondo, come fossero accessori nella nostra vita. Solo perché sono carini, ci fanno sorridere e ci scaldano il cuore, non significa che debbano esser forzati ad esistere. La bellezza é una distrazione superficiale che devia l'attenzione dalla questione morale e, ancor maggiormente, dalle serie domande che dovremmo eticamente porci a proposito delle nostre responsabilità personali a proposito del non metter al mondo ulteriori esseri senzienti.

Un'ultima cosa da notare è che qualcuno che è contrario alla procreazione non significa che sia anti-bambino. Molti antinatalisti amano i bambini e ovviamente augurano loro il meglio.

#29

Tu semplicemente odi lɜ bambinɜ!

Ci vuole un grosso sforzo di immaginazione per credere che chi contrasta la procreazione, lo faccia perché odia lɜ bambinɜ. C'é da dire che esistono persone che lɜ odiano e alcune di loro saranno anche antinataliste, ma pensiamo a ai trafficanti di minori, chi li picchia, chi li uccide… pensate questa gente sia antinatalista? O anche solo parte di essa? Io non lo credo affatto. Ognuno di noi é un individuo: tra chi sostiene l'antintalismo potrebbero esserci chi ama lɜ bambinɜ, chi lɜ disprezza o chi prova indifferenza nei loro confronti. Il nostro amore o odio nei loro riguardi, non influisce sulla nostra posizione rispetto all'etica della procreazione.

L'antinatalismo in quanto filosofia infatti mira al rispetto dei diritti dellɜ bambinɜ, ritenendo non si possa scherzare sulla loro pelle, mandandolɜ in prima linea a rischiare di incorrere in qualche pericolo, come fanno i loro genitori e genitrici, mettendolɜ al mondo.  Quanti genitori o genitrici considerano seriamente il futuro benessere della prole (e con questo non si intende che la procreazione, nel caso lo facessero, sarebbe etica... non lo sarebbe comunque) quando decidono se procreare? Chi é antinatalista tiene conto di questo rischio, non intendendo giocare con la vita di un essere innocente. 

Se fosse veramente una questione di odio, l'antinatalista non vorrebbe forse mandare la propria e l'altrui prole in prima linea a correre ogni genere di rischio,  per poi godere della loro sofferenza? Non mi pare sia questa la nostra posizione, anzi. È quella diametralmente opposta.

#30

Non ha senso discuterne. L'antinatalismo scomparirà quando ogni antinatalista morirà.

L'affermazione implicita (o semi-affermazione) contenuta in questa scusa, vede le idee o i principi etici come qualcosa che possa solamente esser tramandato di generazione in generazione, attraverso la discendenza genetica. C'é un fondo di verità, valori e principi possono esser tramandati dai genitori e genitrici alla propria discendenza (anche se non é garantito), ma questo non é né il più efficiente né il più comune meccanismo con cui valori, principi e convinzioni etiche vengono adottati. Principalmente vengono comunicati e adottati attraverso le esperienze, la dialettica e l'esposizione a nuove informazioni (in particolar modo ora, nell'era di internet). Prendiamo ad esempio il movimento per i diritti degli animali: gran parte delle persone che vi aderiscono, hanno riconosciuto la legittimità dei diritti animali dopo aver guardato un documentario, aver partecipato a una discussione o aver avuto una particolare esperienza, non perché discendessero da genitori e genitrici che sostenessero questo movimento.

Sì, le lotte per la giustizia – come quelle femministe, per i diritti civili, per i diritti animali –, in passato come oggi, avranno certamente beneficiato di un lento processo di trasmissione di valori e principi di generazione in generazione. E no, il movimento antintalista non gode di questo (a volte ritenuto tale) beneficio perché noi non procreiamo. Nonostante dobbiamo affidarci maggiormente ad altri metodi per diffondere il nostro messaggio, l'efficacia del tramandare gli ideali mediante la discendenza é altamente discutibile.

#31

Non necessiti del consenso di una persona per portarla all'esistenza. Non esiste nessunə che possa accordare o negare il consenso.

Questa scusa asserisce – o almeno implicitamente crea il precedente perché si possa affermare -  che sia lecito compiere un'azione che preveda conseguenze esplicite, dirette e significative con un impatto sulla vita altrui, senza aver ottenuto alcun consenso da chi le subisce, anche nel caso queste azioni fossero del tutto non necessarie. Praticamente afferma che l'obbligo di ottenere il consenso da una persona, svanisce nel momento in cui non c'é modo di poterglielo chiedere, ottenendolo o meno.

Analizziamo la procreazione concentrandoci sul concetto di “consenso”. Se una persona non procrea, non c'é alcun rischio di nuocere a quell'individuo che sarebbe, in caso contrario, portato ad esistere. Se una persona procrea, chi nasce corre il serio rischio di subire gravi danni (su cui, in molti casi, né l'individuo né chi lo ha generato può avere alcuna forma di controllo) e, la maggior parte delle volte, può abbandonare l'esistenza (rinunciarvi) solo a caro prezzo (tramite il suicidio, dato che la maggior parte delle persone non ha accesso all'eutanasia). Se non possiamo ottenere il consenso da un individuo a metterlo nelle condizioni espresse dal secondo caso (ovvero nella condizione di esistere, poiché é impossibile ottenere il consenso da un individuo non-nato), allora non dovremmo compiere un'azione che abbia ripercussioni su di esso (soprattutto quando l'alternativa non comporta alcun rischio di arrecargli danno). Chiunque di noi ha la libertà di rischiare di soffrire, ma far correre il medesimo rischio a un'altra persona, senza che sia necessario farlo (e avendo la possibilità di poterlo completamente evitare), non spetta a noi.

Quando si parla di consenso, il fatto che un individuo non esista é irrilevante, abbiamo la certezza che la procreazione (intesa come azione) darà luogo a esplicite, dirette e significative conseguenze che avranno un impatto su quest'ultimo. Alla luce di questo, abbiamo dei doveri nei suoi confronti, sia che esso esista o meno.

Inoltre, parliamoci chiaro, le persone che usano questa scusa sono le stesse che si preparano per mesi prima del parto ad accogliere la propria prole, proprio perché riconoscono di avere dei doveri nei suoi confronti, nonostante ancora non esista.

#32

Stai giocando a fare dio rifiutando di procreare.

Cosa significa “giocare a fare dio”? Solitamente questa frase é riferita a chi esercita il proprio potere per controllare o influenzare questioni o vite di altrui pertinenza. Ci sono due cose da dire a questo proposito.

Primo: la scusa sottintende che “giocare a fare dio” abbia accezione negativa. Perché? Ci sono sicuramente ingerenze da parte di individui o gruppi in questioni che non competono loro che possono essere valutate come terribili e sbagliate, ma altre risultano essere estremamente positive. Immaginiamo di imbatterci in un gruppo di persone che si é smarrito in alta montagna e sta iniziando a patire la fame, staremmo “giocando a fare dio” se offrissimo loro cibo e acqua? Dovremmo “giocare a a fare dio”? O dovremmo lasciare il gruppo in balia degli eventi? A questo punto credo sia chiaro che “giocare a fare dio” non sia qualcosa di negativo tout court, ma dipenda dal contesto. 

In secondo luogo, supponiamo che “giocare a fare dio” sia qualcosa di brutto (come presume la scusa). È procreando che “giochiamo a fare dio”! Una persona che non si riproduce, come farebbe a “giocare a fare dio”? Non avrebbe nessuno con cui “giocare a fare dio” - non esiste un regno abitato da bambinɜ non-natɜ a cui negare la possibilità di esistere. D'altra parte, procreare consiste nel far loro ciò che di più pesante e invasivo esista – crearlɜ. Non ti hanno chiesto di esercitare il tuo potere su di loro, non stai creando la tua propria vita. Questo significa “giocare a fare dio”, non il non procreare.

#33

Non riuscirai mai a convincere tutto il mondo a non procreare.

In tutta onestà, questo potrebbe essere vero. La realtà non é tutta rose e fiori e non é al servizio del progresso etico umano. Magari il vaso di pandora é stato scoperchiato e ci troviamo davanti a una serie di problemi – riguardanti la procreazione – che non possono essere completamente affrontati. Come movimento anti-procreazionista, potremmo non raggiungere mai il nostro obiettivo finale (qualsiasi esso sia, dato che può variare da persona a persona). Detto questo, ci sono due problemi fondamentali in questa scusa:

  1. Non é una ragione per non far nulla - Solo perché non é possibile risolvere un problema alla radice, ma solo parzialmente, non significa che dovremmo incrociar le braccia e rifiutare di affrontarlo. Se applicassimo questa stessa logica a qualsiasi altra situazione, ci renderemmo conto di quanto assurda sia. Immaginiamo una persona dica: “Beh, ci sarà sempre chi muore di fame, non possiamo eliminare la fame nel mondo”, per motivare la propria inattività rispetto a questo grave problema. Giustamente risulterebbe ridicola.

  2. Non é una ragione per contribuire attivamente al problema - Il fatto che un problema non possa essere completamente risolto, non ci legittima nel contribuire ad aumentarne la portata o l'intensità. Usiamo lo stesso esempio, immaginiamo una persona dica: “Beh, ci sarà sempre chi muore di fame, non possiamo eliminare la fame nel mondo”, come motivazione (o scusa) per privare intenzionalmente del cibo chi soffre di fame. Come nello scorso esempio, questa persona verrebbe derisa.

#34

L'adozione é una pratica onerosa; non é una cosa che chiunque si possa permettere.

Questa scusa contiene una falsa dicotomia. Presume che le uniche opzioni possibili siano procreare o adottare, ma non funziona così. Non é necessario crescere unə bambinə – puoi semplicemente non averne. Anche se ne volessi (e per qualche ragione non potessi adottarne), questo non ti darebbe il diritto di riprodurti. Questa “razionalizzazione” é simile alla “giustificazione” usata per uccidere e mangiare altri esseri senzienti: perché non si vogliono (o non si possono) mangiare surrogati (ad esempio prodotti a base vegetale che imitano la carne o bevande vegetali simili al latte vaccino). Scusa, se non riesci (o non vuoi) soddisfare i tuoi desideri in modo etico, meritano di restare inappagati. Già, é brutto che alcuni dei nostri desideri non si realizzino, ma il mondo non esiste con lo scopo di renderci felici e dobbiamo renderci conto che non ci possiamo permettere di perseguire gli obiettivi che ci farebbero sentire persone realizzate a tutti i costi, incuranti che ciò possa avvenire ad altrui discapito. Ovviamente, noi che sosteniamo l'Antinatalismo, dovremmo riuscire ad esporre questo pensiero in modo da non passare per persone indelicate o crudeli, mantenendo pero' una certa fermezza.

Ma torniamo alla scusa in esame: é più dispendioso ricorrere all'adozione? Anche se esistono delle voci spesa relative unicamente alla riproduzione biologica, come quelle riguardanti il cibo o le visite mediche durante la gravidanza e il costo che può avere il parto, una risposta accurata a questo quesito può dipendere unicamente dalla situazione di un preciso individuo. Che caratteristiche ha il sistema di adozione a cui quest'ultimo ha accesso? Quali sono le risorse a sua disposizione? Che tenore di vita conduce? Adotterà assieme a unə partner? Avrà diritto a qualche contributo pubblico per aver scelto di adottare? Forse risulterà inutile persino provare a rispondere in modo empirico al quesito posto, dato che probabilmente non abbiamo idea di come ognuna di queste variabili influisca sulla vita della persona con cui stiamo interloquendo.

Sarebbe forse più produttivo mantenere la discussione su un piano teorico (come spiegato nel primo paragrafo di questa risposta) e non perderci in una discussione empirica che é solo marginalmente inerente all'argomento principale, riguardante l'etica della procreazione.

#35

Perché non ti limiti a non riprodurti e non lasci in pace le altre persone? Non farmi la predica!

Più che essere una scusa per la procreazione, pare essere un tentativo a livello inconscio di fuggire dalla responsabilità di affrontare in modo critico le implicazioni etiche di questa azione. Chi pone questa domanda, si é trovatə di fronte a una discussione/informazione/prospettiva capace di mettere in discussione una parte fondamentale della propria visione della realtà – ovvero che la procreazione sia morale/immorale –, la quale afferma che qualcosa che la persona in questione ha pianificato di attuare (procreare), sia immorale.

In ogni caso, quali sono le ragioni per promuovere l'etica della non-procreazione? Beh, le motivazioni sono le medesime della promozione di qualsiasi altra forma di progresso etico. Perché promuovere l'abolizione della schiavitù (relativamente agli animali sia umani sia non umani)? Perché battersi per l'abolizione delle leggi di segregazione razziale? La ragione per cui promuoviamo un determinato progresso etico, é semplicemente perché se non lo facessimo, questo non avverrebbe – o impiegherebbe molto più tempo per realizzarsi. La sola non-procreazione non é sufficientemente utile, é una non-azione neutrale – consta nel non contribuire attivamente a un problema (a molti problemi, in realtà). Se volessimo davvero fare la differenza e contribuire al progresso, dovremmo (ove possibile e praticabile) diffondere attivamente un messaggio anti-procreazionista.

Detto ciò, questa domanda solleva in modo evidente una questione importante. Se si arriva al punto di porre una simile domanda, forse la discussione non sta andando troppo bene: questo mette in luce il problema dell'efficacia. Dovremmo sì diffondere un messaggio anti-procreazionista, ma dovremmo farlo in modo ragionato. La maggior parte delle persone vede questo messaggio come qualcosa di estremo, quindi (visto che lo sosteniamo) non vorremmo che fosse percepito in modo da poter esser rifiutato a priori. Il modo in cui rendere efficace questo nostro attivismo, dovrebbe esser argomento di discussione interno al movimento – non é qualcosa che un vademecum come questo può semplicemente stabilire.

#36

A proposito dell'estinzione umana, ci sono altre civiltà là fuori o apparirà qualche altra specie da qualche altra parte dopo che la nostra sarà estinta?

È vero, ci potrebbero essere altre civiltà o individui senzienti là fuori; e, dato che esiste un dibattito sul prolungare l'esistenza della nostra specie o meno, allo scopo di tentare di migliorare la condizione degli animali selvatici, potrebbe crearsene un ulteriore che analizzi se la nostra specie possa o meno aiutare a migliorare le questioni etiche extraterrestri. Nonostante questa possa essere una discussione meritevole di interesse, sembra ci siano due differenze sostanziali nel rapportarsi con la sofferenza presente sul nostro pianeta e con quella presente su altri: 1) sappiamo che sulla Terra ci sono esseri che soffrono (al contrario di quanto possiamo sostenere per altri pianeti), e 2) affrontare la sofferenza presente altrove (ammesso esista), richiederebbe un importante progresso tecnologico (e quindi l'esistenza di molte generazioni a venire per far sì che questo avvenga).

In ogni caso, concentriamoci sulla logica su cui si basa questa scusa: giustificare la procreazione (senza prendere in considerazione come questo potrebbe altruisticamente aiutare il prossimo). Questa linea logica si può ridurre a: dato che qualcosa accade, o può accadere, in un qualsiasi luogo o tempo, é corretto io la faccia in prima persona qua e ora. Immaginiamo se questo schema logico fosse usato per qualsiasi altra cosa, immaginiamo io dicessi “Perché dovrei smettere di abusare di minori? Ci sarà un'altra persona che ne abuserà da qualche altra parte, in un qualsiasi altro momento.”. Sì, magari un'altra persona potrà compiere la stessa cattiva azione da un'altra parte, in un altro momento, ma questo non ci giustificherebbe se scegliessimo di compierla. Qualcosa che accade molto distante da noi non ci assolve, non ci solleva dalle responsabilità che abbiamo nell'affrontare ciò che sta accadendo sotto al nostro naso.

#37

La vita ha lati negativi e positivi. Non potresti apprezzarne i lati positivi, se non ci fossero quelli negativi!

Questa scusa pare affermare che le esperienze negative che attraversiamo nel corso della vita, siano necessarie per apprezzare poi quelle positive, quindi che questo possa giustificare il voler metter al mondo un individuo che sappiamo vi ci si imbatterà. In ogni caso, quello che non considera é che nessun individuo a priori ha chiesto di vivere queste esperienze positive. Se un individuo che non esiste non ha alcun interesse nel vivere esperienze positive, perché dovrebbe esser giusto imporgli di vivere esperienze negative con lo scopo di godere di quelle positive?

Quello che questa scusa evidenzia – e allo stesso tempo ignora – é che la vita é una sorta di roulette russa, giocata da una persona sulla pelle di un'altra. È vero, esistono esperienze sia negative sia positive, ma chi siamo noi per far girare il tamburo e puntare la pistola alla tempia di un'altra persona? E chi siamo noi per rigettare il carico di responsabilità derivante dall'averla costretta a soffrire mentre sosteniamo si stia “solamente preparando per apprezzare le esperienze positive”? È una scusa che ha diversi difetti, generalmente usata dalla gente come giustificazione per voler soddisfare i propri desideri, nonostante questo preveda spingere un'altra persona nel mirino del fuoco nemico, a rischio di enormi sofferenze. Tutto questo per poi scrollarsi di dosso ogni tipo di responsabilità, dichiarando che, al contrario, stanno facendo un favore al soggetto in questione.

La vita é un susseguirsi di rischi e compromessi che influenzano il benessere, ma sono rischi e compromessi a cui nessun individuo ha chiesto di esser sottoposto. Scegliendo di procreare, condanniamo la nostra prole a vivere esperienze che sappiamo siano anche intrinsecamente dolorose, ma non ce ne preoccupiamo.

#38

Non puoi affermare la vita sia qualcosa di negativo. È compito di ogni individuo decidere se valga la pena vivere o meno.

Questa scusa non coglie la distinzione tra vita e procreazione. Essenzialmente sostiene che non può esserci certezza se la vita sia qualcosa di brutto (o, in altre parole, che non valga la pena di essere vissuta) perché spetta a ogni singolo individuo deciderlo. Chiaramente spetta a ogni individuo, una volta in vita, decidere se la propria vita valga la pena di esser vissuta o meno, ciononostante questa é una questione differente rispetto a quella che ci poniamo in merito al procreare o meno (e quindi sulla possibilità di dar inizio a vite che potrebbero non valer la pena di esser vissute).

Qui é in questione l'aspetto etico del creare dal nulla una vita senziente (ci sono certamente molte più sfumature, ma si tratta essenzialmente di questo). Alla fine non conta che alcune o anche la maggior parte delle persone, possano in modo soggettivo considerare la propria vita degna di esser vissuta al 99%. Dato che nessun individuo necessita di esistere e dato che chiunque noi mettiamo in questa condizione, potrebbe far parte di quell'1% che, attraverso la propria e personale prospettiva, giudica la vita non degna di esser vissuta (e che quindi questa risulti esser un tormento), chi siamo noi per supportare o contribuire alla continua creazione di nuove vite senzienti, quando siamo consapevoli ci possano essere danni collaterali per queste ultime? Ripeto: non importa che queste persone costituiscano solo l'1% della totalità, nessuna appartenente al restante 99% era necessario fosse messa nelle condizioni di esistere (né lo ha desiderato)... quindi come può quel 99% essere la giustificazione dell'esistenza di quell'1%?


#39

Se smettessimo di riprodurci, renderemmo vano il sacrificio compiuto dallɜ nostrɜ antenatɜ per permetterci di arrivare fin qui. 

Questa é una scusa interessante. Praticamente sostiene che dovremmo sentirci in dovere nei confronti dellɜ nostrɜ antenatɜ di protrarre l'esistenza della specie umana, poiché loro lo han fatto affrontando molte difficoltà. Prima di tutto, lɜ nostrɜ antenatɜ non sono più al mondo – sono mortɜ. Come non potevano aver idea che esistessero un giorno le automobili o internet, allo stesso modo non potevano immaginare cosa sarebbe successo alla specie umana, se avesse continuato a esistere o meno. 

In secondo luogo, questa scusante sottintende che ciò che loro fecero, sia il raggiungimento di chissà quale obiettivo. Certamente in passato molte persone hanno raggiunto grandi obiettivi e migliorato la vita del prossimo, dovrebbe esser loro riconosciuto il merito e dovrebbero esser ricordate per questo... ma prolungare l'esistenza della specie umana non é propriamente quello che si può definire un successo. Miliardi di animali umani (e trilioni di altri animali) sono stati torturati e uccisi fino ad ora per permetterci di troneggiare su un cumulo di cadaveri e dire “Guardate, ho un iPhone”. Occupiamo una posizione arbitraria all'interno della storia dell'umanità, tutto ciò che produciamo con la procreazione sono nuovi bisogni mentre non é affatto necessario ce ne siano. Sicuramente una persona nata oggi, soffrirà meno di una persona nata 200 anni fa (anche se dipende da molti fattori) e forse le sue necessità saranno soddisfatte più facilmente, ma queste necessità non avevano motivo di esistere a priori – non ha senso (ed é anche pericoloso, dati tutti i rischi che si possono correre).

Infine c'é da dire che gli esseri umani stanno già giocando a favore dell'estinzione della propria specie se consideriamo il nostro impatto ambientale (ad esempio pensiamo al cambiamento climatico di origine antropica). Se chi utilizza questa giustificazione si preoccupasse davvero di prolungare l'esistenza della specie umana (visto il grande sacrificio dellɜ propriɜ antenatɜ), non dovrebbero forse comunque scegliere di non riprodursi, per ridurre il proprio contributo in termini di impatto sul nostro pianeta?

#40

Non procreare é solo una moda. Finirà, come tutte le altre mode e le persone torneranno ad essere nuovamente normali.

Questa scusa é piuttosto curiosa perché non risulta essere giustificativa della procreazione, ma più un tentativo di minimizzare la questione etica relativa a quest'ultima. Banalizzare il movimento anti-procreazionista,  tacciandolo di essere una semplice moda – analogamente al più recente videogame – é un'accusa priva di fondamento che tende a screditare chi si ha davanti, più che la filosofia che promuove. È un'accusa che potrebbe essere (ed é stata)  rivolta anche a qualsiasi altro importante movimento con basi etiche (ad esempio il femminismo o il movimento per i diritti animali).

Pare che chi usa questa giustificazione, non fornisca alcuna prova a sostegno delle proprie affermazioni e come infine disse Christopher Hitchens:

“Ciò che può essere affermato senza prove, può esser smentito senza prove.”

Ma analizziamo comunque questa affermazione. La teoria anti-procreazionista non é qualcosa di nuovo, esiste da oltre cent'anni. Abū al-ʿAlāʾ al-Maʿarrī , per citarne uno, fu un filosofo anti-procreazionista vissuto tra il 973 e il 1057. Forse una delle sue citazioni più conosciute:

“Questo é il crimine compiuto da mio padre nei miei confronti, crimine che io non ho commesso a mia volta a danno di alcuno.”

Dato che la filosofia anti-procreazionista esiste da lungo tempo e le adesioni stanno crescendo maggiormente negli ultimi anni, pare esser prova che questa non sia una banale moda, ma qualcosa di molto concreto e duraturo.

#41

Ma voglio aver con me lɜ miɜ figliɜ in cielo!

Nonostante questa scusa si fondi sul disinteresse nei confronti del prossimo nella ricerca di una soddisfazione personale, dovremmo cercare di empatizzare con chi la propone. È comprensibile che chi crede esista il paradiso (in una qualsiasi forma), voglia vicine le persone che ama, una volta si trovi in quella condizione. Ciò che questi soggetti non considerano é che il metodo (ovvero la procreazione) individuato per soddisfare questo desiderio, avrà come conseguenza danni collaterali in quantità industriale.

Quali danni collaterali? Pensiamo a tutte le cose orribili che potrebbero accadere (e che accadono) a chi é forzato all'esistenza, tralasciamo l'ipotetica eternità che potrebbero trascorrere all'inferno (aspetto che presumibilmente fa parte anch'esso della visione del mondo della persona in questione) al primo passo falso. Riflettiamoci: allo scopo di esaudire un desiderio personale, queste persone sarebbero in grado di creare un individuo col rischio che possa andare all'inferno – considerato come il luogo peggiore in assoluto – quando, se fosse lasciato semplicemente non-esistere, non avrebbe alcuna possibilità di subire questo destino. Hanno creato una serie di ostacoli da superare – le cui caratteristiche variano da religione a religione – con lo scopo di evitare profonda sofferenza (nel peggiore dei casi) o servire al raggiungimento del loro personale ed egoista desiderio (nel migliore dei casi). Chiunque di noi ha dei desideri, ma dobbiamo capire che non possiamo non avere considerazione del prossimo nel procedimento che scegliamo di attuare per realizzarli. A volte i desideri devono restare irrealizzati.

Soprattutto dobbiamo ricordare che, se una persona é così legata all'idea di guidare qualcuno sulla “strada per il paradiso”, può sempre adottare. Ai suoi occhi, lɜ bambinɜ in adozione, sono già a rischio di finire all'inferno, quindi questa persona potrebbe guidare chi già esiste sulla “strada per il paradiso”, piuttosto che forzare un nuovo individuo ad esistere e rischiare per soddisfare il proprio desiderio egoista. Perché creare nuove potenziali vittime dell'inferno (e della sofferenza sulla terra) quando esistono già potenziali vittime che potrebbero esser salvate (quantomeno agli occhi di questi soggetti)?

#42

Se non ci riproduciamo, “quell'altra gente” ci sottometterà e dominerà. Non possiamo permettere ciò accada!

Questa scusa é insidiosa, non si fonda propriamente sul natalismo, ma più sul rifiuto o diffidenza rispetto a un altro gruppo di individui – vedendo la procreazione più che altro come un mezzo per porre fine al dominio di un gruppo. I suddetti gruppi potrebbero esser tali per religione, nazionalità, livello d'istruzione, condizione economica o per tutta una serie di altri aspetti e può essere che, controbattendo a questa scusa, tu debba affrontare anche la diffidenza latente su cui si fonda. Nonostante ciò, ci sono una paio di cose che possiamo affermare (nella maggior parte dei casi):

  1. La procreazione non é necessaria - La maggior parte dei gruppi nasce su adesioni volontarie (ad esempio in base alla comunione di visioni, comportamenti, passatempo, eccetera) e quindi abbiamo controllo sul farne parte o meno. Per questi gruppi, riprodursi biologicamente non é la modalità principale né quella più efficace di aumentare le partecipazioni. Infatti pare che influenzare le persone che già esistono (piuttosto che metterne al mondo una e poi influenzarla) sia una soluzione più efficace.

  2. La procreazione non é una garanzia - Far nascere biologicamente un individuo, non garantisce che questi poi seguirà le orme di chi lo ha generato nel far parte di gruppi a cui aderire su base volontaria.

  3. L'adozione é un'opzione migliore - Sebbene lɜ bambinɜ (come non dovrebbe esser alcun altro individuo) non dovrebbero esser consideratɜ pedine o strumenti utilizzabili nei giochi politici, anche nel caso condividessimo questa mentalità la procreazione non avrebbe senso. L'adozione porta le stesse incertezze (in termini di influenza sulla prole) rispetto alla procreazione, ma in questo caso ci sarebbe comunque il “bonus” di aver la possibilità di sottrarre quella persona già esistente alla probabile influenza di altri gruppi, dato che si avrebbe più controllo sull'ambiente in cui verrà cresciuto.

Ci sono sicuramente alcuni gruppi (ad esempio quelli razzializzati) a cui la gente non può aderire o meno in base alle influenze subite – ci sarebbe la necessità della riproduzione biologica per ottenere nuove adesioni – e a questo punto dovresti seriamente e direttamente affrontare la questione della diffidenza.

#43

Come fai a sapere che la non-esistenza sia meglio?

Questa scusa afferma che, dato che abbiamo prove tangibili di una condizione (l'esistenza) e non del suo opposto (la non-esistenza), é ragionevole portare ad esistere nuovi individui perché potrebbe darsi che così li salveremmo da qualcosa di gran lunga peggiore (la non-esistenza). Sicuramente questo ragionamento potrebbe esser semplicemente invertito (incuranti del fatto che conosciamo solo una delle due condizioni citate): é ragionevole lasciare gli individui in uno stato di non-esistenza perché potrebbe darsi che così li salveremmo da qualcosa di gran lunga peggiore (l'esistenza). Tornando alla scusa, sembra affermare due cose e possiamo affrontare entrambe:

  1. La non-esistenza é negativa di per sé - messa così, questa scusa pare nascere dalla confusione a proposito di ciò che é la non-esistenza. La non-esistenza é semplicemente l'assenza di qualsiasi cosa, per esser considerata una condizione negativa, dovrebbe esser qualcosa di non desiderabile dopo averla sperimentata. Dovrebbe quindi esserci qualcunɘ ad averla sperimentata, per avvallare questa affermazione... ma se così fosse, non si tratterebbe più di non-esistenza.

  2. L'esistenza è migliore se paragonata alla non-esistenza - Compariamo quindi esistenza e non-esistenza. Andando al sodo, l'esistenza si fonda su due elementi chiave: ciò che ti piace (ovvero le cose positive) e ciò che non ti piace (ovvero le cose negative). La non-esistenza non comprende le cose negative, questo é un bene. Allo stesso modo non prevede le cose positive, ma non é un male dato che non esisti in modo da desiderarle o sentirne la mancanza. La non-esistenza non impone alcun desiderio o necessità, non proveresti insoddisfazione né sperimenteresti condizioni di cattiva salute; infatti qualsiasi aspetto negativo ha origine nell'esistenza – la non-esistenza non ne presenta alcuno.

Come disse Thomas Ligotti:

“La non-esistenza non nuoce ad alcuno. L'esistenza nuoce a chiunque.”

C'é una ragione per cui diciamo “riposa in pace”... perché la non-esistenza é pace.

#44

L'Antinatalismo é misogino e anti-femminista. Come ti permetti di dire a una donna cosa fare del proprio corpo?

Questa è sostanzialmente una scusa del tipo “é la mia scelta personale”, ma con un tocco femminile. Lamenta il fatto che l'Antinatalismo dica alle donne cosa fare o meno col proprio corpo, mentre quello che una donna sceglie di farne, é una propria scelta personale.

Iniziamo dal primo elemento di questa scusa: l'Antinatalismo non sta cercando di dire alle donne cosa fare del proprio corpo, sta solo provando a far loro considerare le implicazioni etiche delle proprie azioni, come tenta di fare con chiunque. Per quanto riguarda il secondo elemento: sì, ciò che chiunque fa col proprio corpo (indipendentemente dal genere) é una propria scelta personale, ma quando procreiamo coinvolgiamo il corpo di un altro soggetto, ed é qua che nasce il problema etico. Sei libera di usare il tuo corpo come meglio credi, ma usarlo per creare un individuo e giocare con la sua vita, non é una scelta personale – significa scegliere al posto di un'altra persona, é un'azione che richiede una valutazione etica.

Inoltre la non-procreazione potrebbe spropositatamente favorire le donne. Fondamentalmente tutto il lavoro legato alla procreazione  ricade sulle donne quando sono incinte e anche dopo il parto (in un modo o nell'altro). Senza prole, il tempo e le energia che sarebbero state usate per crescerla, potrebbero esser usate dalla donna in qualsiasi modo preferisca – la procreazione compromette la sua autonomia e limita le scelte possibili.

Infine é scontato che ci sia un'unica reale soluzione ai problemi che le donne sono costrette ad affrontare: la non-esistenza. Non forzare individui all'esistenza significa cessare di fornire vittime a tutto ciò che causa dolore, discriminazione e controllo, situazioni che spesso subiamo nella nostra esistenza.  Pare quindi che l'Antinatalismo rafforzi il femminismo, cercando di prevenire che nuove vittime vengano fatte esistere in un mondo che soffre dei problemi rilevati e combattuti da quest'ultimo.

#45

L'Antintalismo é una religione, una setta!

Più che una scusante per procreare, sembra quest'affermazione sia volta a screditare l'Antinatalismo, facendolo apparire così estremo o ridicolo che chiunque vi ci si imbattesse, si sentirebbe legittimamente nella posizione di non ascoltare nemmeno ciò che hanno da dire coloro che lo sostengono (in altre parole, così non dovrebbero confrontarsi con qualcosa che mette in discussione la loro visione del mondo).

Una delle ragioni che porta le persone a usare questa giustificazione, può esser semplicemente che il ritenere la procreazione un atto privo di etica, sia distante anni luce dalla posizione generalmente assunta dalla gente su questo tema. Potrebbe anche dipendere dal fatto che possano precedentemente aver incontrato antinatalistɜ che non hanno fatto una buona impressione. Quindi quel che potrebbe esser successo, é che l'etichetta di “religione” o “setta” fosse stata inizialmente motivata dall'interazione con un preciso soggetto, per poi esser generalizzata e affibbiata all'intera filosofia di riferimento di quest'ultimo.

Un'altra motivazione potrebbe essere che la gente ha la sensazione che lɜ antinatalistɜ vogliano controllare la vita altrui – nello stesso modo in cui molte religioni controllano il comportamento dellɜ propriɜ seguaci. Chiaramente non é questo il caso, o meglio, non accade in modo dissimile da qualsiasi altro principio etico. L'obiettivo dell'Antinatalismo é cercare di far riflettere il singolo individuo a proposito delle implicazioni etiche delle proprie azioni – ovvero procreare (o supportare la procreazione). È la stessa cosa che accade con qualsiasi altra domanda sull'etica: é sbagliato uccidere per futili motivi? È giusto uccidere per piacere personale? È giusto avere rapporti sessuali con una persona che non ha dato il proprio consenso? Porre queste domande potrebbe esser percepito come tentativo di controllare la vita altrui, ma in realtà si tratta semplicemente del mettere in discussione l'etica di una dato comportamento.

Rispondendo a questa scusa, mi baserei sul porre domande: Quale aspetto dell'Antinatalismo ti porta a dire sia assimilabile a una setta? Stai confondendo il comportamento del singolo, con cui potresti aver interagito, con la filosofia in sé e per sé? Probabilmente, in tutta onestà, sarebbe meglio riportare la conversazione agli argomenti principali. Questa non é neanche una scusa per procreare – questo non é un bel niente.

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